2012/2013
Il caldo era cocente, gli esami erano finiti. Finalmente l’estate!
Durante un noiosissimo pomeriggio di inizio agosto, mi arrivò un messaggio di convocazione. A breve sarebbero ricominciati gli allenamenti di pallavolo. Ero contentissima all’idea, non vedevo l’ora. Mi entusiasmava il fatto di giocare con delle ragazze “più grandi” e di conoscere persone nuove.
Il primo allenamento fu molto divertente. Giocammo solo e poi uscimmo a bagnarci con le girarandole del giardino della palestra.
Quel giorno conobbi le mie compagne di squadra, ma legai da subito soprattutto con Antonella, una ragazza alta, mora, capelli lunghissimi e molto mossi. Il suo viso trasmetteva simpatia a chiunque lo guardasse. Nonostante l’evidente apparecchio, sorrideva sempre ed era sempre allegra.
Questa ragazza mi fece tornare la voglia di giocare che avevo ormai perso durante l’anno precedente. La società in cui giocavo era la stessa ma l’allenatore diverso. Trattava me e tante altre della mia squadra come se fossimo delle schiavette. Come se non avessimo una dignità. Non mi faceva giocare molto. Aveva le sue “pupille”. 6 ragazze ed in campo c’erano sempre loro. Una di queste era sua figlia che era uguale a lui. Si creò una spaccatura enorme tra le titolari e le riserve. L’ambiente dunque non fu dei migliori. Mi ricordo ancora la frase che mi disse verso la fine della stagione: “sei troppo bassa per giocare a pallavolo, è meglio se cambi sport”.
Iniziarono le prime partite. Io e Antonella eravamo diventare ormai molto amiche. Quando parlava o stava con le altre infatti diventavo gelosa, però tenevo tutto per me.
Durante le vacanze di Pasqua andammo a fare un torneo vicino a Vicenza e ci rimasi male quando nel momento della divisione delle camere lei scelse di stare con altre due della squadra. Nonostante questo mi divertii molto e stemmo insieme tutto il tempo.
La mia gelosia si accentuò ancora di più quando mi disse che si era fidanzata con un ragazzo. Lì per lì non capii perché reagissi così invece di essere contenta per lei. Forse perché avevo paura che potesse abbandonarmi, di perderla.
Finito il campionato iniziammo a sentirci ancora più frequentemente. Uscimmo un po’ di volte e poi lei partì per il mare. Un mese. Mi sembrava un eternità. La mancanza aumentava sempre di più, al punto che iniziammo a litigare, per colpa mia. Diventai molto appiccicosa, gelosa e possessiva fino a quando lei mi disse: “ma Silvia… sei lesbica?”.
In quel momento mi prese un infarto. Non avevo mai pensato a questa opzione. Ci pensai un attimo e poi le scrissi: “ma no! Come ti viene in mente? Sai che mi piace Giacomo”.
Da dove salta fuori questo ragazzo? È il migliore amico di mio fratello per il quale mi ero infatuata verso la fine della prima superiore.
Da quel momento in poi io e Antonella ci staccammo sempre di più, anche perché, spinta dai miei genitori, cambiai squadra. Lei fece di tutto per convincermi a restare ma non potei farci niente.